Pasqua vuol dire pace, felicità. Auguri

Pasqua vuol dire pace, felicità. Ma queste non giungono per magia. Bisogna conquistarle. Iniziando dal rendere malleabile il cuore “Tre volte misi la mano nel tuo petto per cercare il tuo cuore. Tre volte – dice Kafka – la ritrassi; c’era un sasso freddo”. Ma Gesù disse a san Francesco “Per tre volte metti la tua mano vicino al tuo cuoretroverai tre gemme preziose da regalarmi”. Quelle gemme che, se sapessimo farlo, ognuno di noi ritroverebbe nel proprio petto; tra queste la pace. Non sappiamo più farlo. Eppure Gesù risorge e, apparendo, dice e ripete “Pace a voi…  Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi” (Matteo, 10).

Questa nostra Pasqua 2023 è piena di amaritudine, incertezza, squilibrio, contraddizioni. Nel sottofondo vicino-lontano son scoppi di missili, polvere da sparo, attentati, minacce del peggio. Tutto fatto e detto a cuor leggero, perfido da ogni parte.

Storia, magistra vitae. Maestra? Resta solo una definizione coniata da Cicerone: la prima guerra mondiale fece oltre 37 milioni di vittime (oltre16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, militari e civili), la seconda, scoppiata breve tempo dopo, oltre 50 milioni di morti (30 nella sola Europa), oltre 2/3 dei quali civili. E, poi, conflitti qua e là per il mondo, favoriti dai venditori di armi, dai “grandi” e “piccoli” del mondo. Altro che storia maestra di vita.

Eppure Pasqua ritorna a mordere le coscienze che  diventano sassi ogni volta – purtroppo è diventata usuale - che fingiamo di non vedere un povero, ogni volta che chiudiamo la porta davanti ad uno straniero, ogni volta che non ci curiamo dell’anziano, dell’affamato, del malato, ogni volta che dimentichiamo che anche nel petto del carcerato batte un cuore, che il lavoratore va rispettato, che il datore di lavoro ha propri diritti e doveri, che, ad ogni giovane va garantito futuro di lavoro appagante e retribuito. Gesù è con loro. Ma chi l’ha visto?

Eppure Egli è risorto e noi non riusciamo più a risollevarci da crisi, lotte vicine e lontane, egoismi ed osiamo dire “e guerra e santa… per l’eterno principio dell’agguanta”.

Oggi, Pasqua 2023 auguriamoci – è l’auspicio di tutto noi del NOCI gazzettino – di saper “agguantare” la PACE.

Nicola Simonetti

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